domenica 4 maggio 2014

Partnership al progetto



 INTERVISTA

L’area presa in considerazione per il progetto è la n°48 nella “Mappa Tevere cavo”, questa si trova in una posizione centrale e rispetto alle tre grandi architetture presenti in prossimità del quartiere Olimpico: l’Auditorium di Renzo Piano, la stadio Flaminio il Palazzetto dello sport ed inoltre il viadotto, (queste tre di Pier Luigi Nervi).
Influenzato soprattutto dalla concentrazione in questo luogo dalle tre opere di Nervi, ho pensato come prima ipotesi di  proporre un museo dedicato a quest’ultimo.
I due partner contattati sono:
 la società Ital cementi ( http://www.italcementi.it/ITA sat@italcementi.net ) e
Francesco Romeo Professore Associato di Scienza delle Costruzioni e-mail : francesco.romeo@uniroma1.it.

Per adesso ho avuto un colloquio con il prof. Francesco Romeo.

In sintesi
Come prima cosa ho raccontato quale era la mia proposta di progetto giustificando la scelta e le prime intenzioni progettuali, attraverso alcuni schizzi dell’ ex-tempore.
Successivamente sono passato a fargli domande più specifiche:

Dedicando un museo a Pier Luigi Nervi, secondo Lei qual’è il modo più giusto di evocarlo con un’architettura dedicata a lui stesso?

Sicuramente non cercando di fare una struttura ad immagine e somiglianza delle preesistenze anche perché molto probabilmente non si riuscirebbe ad arrivare  a quei risultati; si potrebbe più che altro cercare di  rispettare quelli che erano i suoi concetti e cardini fondamentali per Nervi. 

Quali erano secondo Lei i cardini fondamentali di Pier Luigi Nervi?

L’architettura doveva avere una forma con determinati propositi formali con un conseguente  comportamento statico;  a questo riguardo ad esempio, Nervi criticò gli archi posti alla base della Torre Eiffel, inutili dal punto di vista strutturale avente la sola funzione estetica.
Flessibilità nel dare più importanza ad un elemento strutturale anziché un altro. Ad esempio nella costruzione di un ponte posso dare più importanza alle arcate piuttosto che all’impalcato e viceversa.
Attenzione alla natura della quale lui prende in riferimento la geometria. Studia organismi monocellulari e diatomee nelle quali ritrovava simmetrie e geometrie imperanti che ne davano la forma.
Quindi c’era un’attenzione a degli imput: la sua opera dava una serie di informazioni che lui filtrava.
Ad esempio considerando le nervature della cupola del palazzetto dello sport si potrebbero pensare come il risultato matematico della serie di Fibonacci, in realtà non lo è o per lo meno non è così preciso.
Questo per dire che se inizialmente era quello il concetto ispiratore per Nervi successivamente è stato modificato a seconda delle esigenze soprattutto nella fase di cantiere.
La  grande conoscenza e consapevolezza dell’ingegneria, ha permesso a Nervi di poter utilizzare le leggi matematiche in modo conveniente ed in un certo modo slegandosi dalla rigidità matematica.
Altro concetto chiave è la resistenza per forma che lui declina in diversi modi;
La sezione variabile, cioè porre materia dove serve.
Il progetto doveva essere controllato nella sua interezza.
Al centro dei 4 cardini fondamentali: requisiti estetici, funzionali, efficienza costruttiva e performance strutturale, c’era la geometria.
La geometria è uno strumento tra razionalità e irrazionalità.

Quali fonti o libri mi consiglia per approfondire questi argomenti e concetti?

Sicuramente il libro di Pier Luigi Nervi intitolato “Costruire correttamente”

Conosce possibili Testimonial che potrebbero sostenere e pubblicizzare giustificando la “fattibilità” del progetto?

L’associazione di Pier Luigi Nervi (http://pierluiginervi.org/), potrebbe fare al suo caso poiché si occupa del mantenimento delle opere di Nervi;  iniziative quali mostre e concorsi con le scuole.
Inoltre sicuramente avrà contatti con possibili finanziatori.

FOTO PLASTICO






GRIGLIA

 

domenica 6 aprile 2014

A. Studio di un'opera



Processi e diagrammi
Diagrammi abitati
Nella prima parte degli anni Novanta del Novecento, si rivelò molto interessante il contributo di Peter Eisenman nel fascicolo di “Architecture”.
P.E. parla delle “piega” (oggetto di ispirazione del fascicolo), come uno tecnica progettuuale.
Allo stesso tempo si Greg Lynn e Jeffrey Kippnis nel saggio  “Towards a New Architecture”, dichiarano che il folding è solo un’applicazione mentre la parola chiave diventa “diagramma”: cioè l’esplicazione di una serie di relazioni possibili e auspicabili del progetto,  non assimilabili né al tipo e né allo schizzo.

Il diagramma prefigura una serie di relazioni tra le parti che sono di natura “topologica”  e/o “parametrica”.
Sono concetti di derivazione matematica che nella nuova epoca hanno grande rilevanza.

Le relazioni tra le parti che caratterizzano l’esito finale, costituiscono una sorta di DNA generatore e regolatore nello sviluppo del progetto.
Gli esiti dipenderanno dagli eventi che intervengono nello sviluppo del progetto come fossero delle variabili per far evolvere il diagramma-codice  verso una forma finale invece di un’altra.

Significativi sono alcuni progetti del gruppo “UN Studio”  come:
La “Möbius House” a Het Gooi, che prende forma sulla base dell’anello di Möbius (linea continua a forma di ∞). Il progetto viene risolto attraverso l’atto di piegare e ripiegare una sorta di nastro planare.

Ma per comprendere questa componente la riflessione degli architetti non è sufficiente e ci si deve anche avvalere ad un ragionamento formale matematico.
Il matematico Michael Leyton nel suo “Shape as Memory” del 2006 è che la forma architettonica non sia soltanto l’esito di un processo derivante da un diagramma iniziale attraverso eventi e diverse componenti che ne determinano lo sviluppo, ma che l’opera stessa  sia un “condensatore di memoria”.

Ne discende che opere basate su questo tipo di impostazione diagrammatica, come quella del folding, ne lasciano aperti gli esiti anche nel loro evolversi futuro.
Quindi la processualità del diagramma si estende nel tempo, non è chiusa nell’esito finale ma apre il processo della sua stessa evoluzione.

Prendiamo ad esempio la scatola del “Padiglione Esprit Nouveau” del 1925 e si vede il diagramma di una casa che Van Berkel espone alla Biennale del 2008 si coglie la differenza tra scatola-piano-assemblaggio da una parte e fluidità-diagramma-processo informatico dell’altro.

Modelli informatici

L’arrivo del “diagramma” anticipa il fondamentale argomento della “modellazione”.
Quest’ultima che rappresenta la rappresentazione tridimensionale di un progetto si intreccia con due aspetti scientifici.

L’uno è quello che ha una stretta relazione con lo sviluppo geometrico matematico della forma.
Il grande studio di Norman Foster, specializzato nella modellazione e parametrizzazione è all’avanguardia in questo settore.
Tra le sue opere molto rappresentativa è la cupola vetrata della Great Court del Museo British Museum di Londra, composta da elementi triangolari ciascuno diverso per geometria e giacitura, non sarebbe stato possibili realizzarli senza il supporto informatico.

L’altro aspetto di interesse è la progressiva tendenza verso un modello globale, tridimensionale e informatizzato che contenga potenzialmente, come fossero una rete di relazioni continuamente mutabili, tutte le informazioni del progetto.
La struttura Gehry Technologies è all’avanguardia non solo nello sviluppare i lavori dello studio Gehry ma anche per offrire questo know how informatico all’esterno.
L’architetto concepisce degli schizzi ed in successivi bozzetti plasma la materia e verifica gli spazi, gli effetti tridimensionali.
Realizzato il plastico si può digitalizzarlo e realizzare un modello elettronico.
Da questo sarà possibile ricavare piante prospetti e sezioni.
Grazie a quest’ultimo vi si potrà modificare un elemento architettonico e verificarne l’effetto sia per le visioni, per la normativa, per i calcoli strutturali e le dispersioni termiche.
 Si potranno mandare le informazioni a chi deve realizzare l’opera.
Il modello elettronico diventa in quest’eccezione uno strumento per studiare verificare e simulare.

Se il processo modernista si muoveva a partire dal sistema strutturale verso l’esterno, il processo ora tende a essere l’opposto: dalla conformazione della pelle si passa alle orditure secondarie, alla struttura e poi alla conformazione degli spazi.
Questo processo nello studio di Gehry prende il nome di “skin in”.

L’architettura dell’informatica vuole assomigliare al computer stesso come l’architettura funzionalista voleva assomigliare alla macchina per i suoi aspetti di efficienza, linearità, di logica causa effetto.

Architettura infrastruttura

Un campo di ricerca per un’architettura legata al paradigma informatico che ha uno sviluppo particolarmente forte è quello infrastrutturale.
Oggi, a differenza dell’approccio modernista che isolava e sollevava le infrastrutture dal terreno, le infrastrutture vivono per intero con l’architettura contemporanea.

In questo contesto il lavoro per la stazione della metropolitana di Iidabaschi a Tokyo di Watanabe è esemplificativo per comprendere l’impatto nella città di un’architettura nata dentro un paradigma digitale.
La stazione nasce da una serie d’iterazioni di un programma informatico appositamente ideato.
Il programma è pensato per creare una “ramificazione” delle strutture che come se facessero parte di una rete o di un corpo vegetale, si insinuano nello spazio disponibile.
La programmazione che genera questo progetto, ha per Watanabe aspetti in comune con la genetica.

Anche Oosterhuis, cerca un’architettura che faccia proprie alcune sostanze dell’Information Technology e segnatamente la possibilità di relazionare le informazioni.
Con la realizzazione della centrale di rifiuti di Zenderen, esso rivela una forte attenzione alla dimensione infrastrutturale del progetto informatico.

In Italia opere più significative in questo senso sono: Il parco scientifico Kilometro Rosso sulla A4 presso Bergamo di Jean Nouvel e la nuova fiera di Milano di Massimiliano Fuksas. Si tratta di una galleria pubblica continuamente mutabil, coperta da una sorta di vela trasparente che evoca una “mesh”.
La grande vela viene  come risucchiata a terra e ospita il grande asse di distribuzione pubblico.



Serpentine-pavillion


UBICAZIONE                                        PROGETTISTA               PERIODO Kensington Gradens, London, UK          Toyo Ito                               2002.1 - 2002.7 

CONCEPT
 Il disegno della trama strutturale è stato sviluppato da Cecil Balmond tramite un algoritmo di un quadrato che  si espande mentre ruota. Alla base vi è una formula elementare che prevede di congiungere una metà del lato del quadrato con una terza metà del lato adiacente. 

FUNZIONI
Padiglione espositivo  con un’area destinata ad un bar e delle sedute con tavoli ed una piccola area info.

 TECNOLOGIA
Parallelepipedo bianco di 17.5 metri e 5metri di altezza. La spazialità interna gode della totale mancanza di elementi di sostegno con assenza quindi di limiti. Non vi sono né porte e né finestre, è una superficie continua strutturale che comprende pareti e copertura. Base quadrata di sostegno costruita con 24 profilati H in acciaio.   L’elevazione verticale perimetrale è costituita da lastre di acciaio a spessore variabile e larghezza di 550 millimetri, saldate e costruite completamente in fabbrica. La struttura copertura è realizzata con analoghi elementi, adagiati in  cantiere con un carro-gru su una impalcatura interna. I pezzi sono bullonati tra di loro e con le strutture di elevazione perimetrali. Tamponature: 380 pannelli con spessori variabili da 12 a 50 mm, realizzati in officina , numerati e assemblati in cantiere. Glie elementi chiusi esterni, sono realizzati con un telaio in acciaio formato da elementi a sezione rettangolare e da una lastra di alluminio. Questi poggiano sopra la struttura portante e vi vengono ancorati con viti applicate all’interno. Le lastre di vetro vengono invece poggiate alla struttura di copertura e per le pareti verticali collocate nello spazio all’interno degli elementi portanti. I pannelli interni per le aree chiuse sia del soffitto che delle pareti verticali, sono invece costituiti da due lastre in alluminio che racchiudono uno strato di isolante.  

MATERIALI    Acciaio, vetro e legno


Commento

L’architettura presa in oggetto è il “Serpentine Pavillon” di Toyo Ito a Londra.
Esso è stato progettando da una base di calcolo matematico che fa risalire quindi ad un metodo di progettazione di tipo parametrico.
Dal libro “Modernità ed Architettura” ho voluto quindi prendere più in considerazione non tanto la parte  dedicata ad alcune opere di Toyo Ito ma alla parte dedicata all’architettura basata su concetti di derivazione matematica, più precisamente al capitolo “Processi e diagrammi”.



Costruzione geometrica del padiglione
Fase 1
 rotazione del quadrato intorno al proprio baricentro aumentato man mano di grandezza

Fase 2
  Prolungamento delle rette tangenti ai lati dei quadrati
  
Fase 3
 Sovrapposizione del perimetro della copertura e delle pareti ribaltate a terra del padiglione

Fase 4
 la parte di rette che va al di fuori del perimetro vengono tagliate


Realizzazione del plastico
 Base del plastico
Progetto in esame
Altre soluzioni progettuali

Soluzione 1


Soluzione 2

Soluzione 3


Nonostante la rigida costruzione geometrica di Toyo Ito ci si rende conto che i volumi possono essere slegati da quella che è la prima costruzione geometrica. 
Anche nell'opera di Toyo Ito, sempre riferendosi alla costruzione geometrica, il perimetro della copertura del suo parallelepipedo, non è posto concentrico come gli altri quadrati serviti per la costruzione delle rette e non ha una dimensione calcolata come gli altri quadrati costruiti, sembra completamente slegato per dimensione inclinazione l'unica cosa coerente è il fatto che presenta la stessa forma quadrata. 
E allora perchè non utilizzare anche altre forme per catturare quella porzioni di rette, che ci servono a scandire vuoti e pieni dei prospetti e della copertura?